Contratti

Dalla prima scrittura privata con Rodolfo Bolcioni per il Teatro Costanzi, passando per Cavallaro, Luis Ducci, Nardi, Sonzogno, il principe Ceretelli, Raoul Gunsbourg, solo per citarne alcuni, vogliamo mostrare le modalità in cui si redigevano i contratti ed anche i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo.
All’inizio abbiamo formulari prestampati predisposti dalle agenzie o dalle imprese, firmati dall’impresa, dall’artista e, spesso, anche dall’agente, in doppio o triplo originale, in cui si indicano tutte le clausole riguardante gli ingaggi, le opere in programma, la stagione di riferimento, il teatro, l’ammontare della retribuzione e le tempistiche con cui essa verrà corrisposta e le intermediazioni delle agenzie che vengono compensate con provvigioni che vanno dal 5% (in Italia), al 6% (altri paesi europei) fino al 8-10% (nei paesi d’oltremare).

 

I formulari a stampa vengono sostituiti dapprima da documenti scritti a mano o dattiloscritti, e con il passare del tempo agenti ed agenzie teatrali appaiono meno onnipresenti e gli ingaggi si concludono con strumenti ad hoc, variamente articolati, dove le provvigioni risultano sempre più flessibili e negoziate.
È qui riportata dall’Archivio una raccolta cronologica dei contratti che lo vedono impegnato in ininterrotte stagioni in ogni angolo del mondo per portare in scena i suoi vari e amati personaggi che tanto contribuirono alla fortuna e al successo dell’opera lirica. Abbiamo omesso di evidenziare l’entità crescente dei suoi compensi ma è ben documentato che Titta Ruffo arrivò a raggiungere guadagni da favola, una vera e propria «enormità o anormalità» come scrive ne La mia parabola.